Varsavia!
I pensieri di un moralizzatore
Ardore religioso

La religiosità dei Polacchi è davvero fuori questione. Lo conferma la piccola folla uscita dalla Chiesa della Santa Croce nel Vespero del martedì. Non so quale parrocchia italiana possa vantare una tale frequentazione infrasettimanale.
Parlando di questo argomento con un collega, avevo detto scherzando: "Avranno le loro preferenze (tra queste, c'è sicuramente Padre Massimiliano Maria Kolbe, morto nel 1941 e proclamato Santo nel 1982 da Papa Wojtyla); mica penseranno anche loro a Padre Pio!" E invece, nella prima e unica chiesa di Varsavia che ho visitato, messa in evidenza sul primo altare a sinistra, campeggiava un'enorme icona, simile a quelle che si trovano ormai ovunque come souvenir, raffigurante il miracoloso frate italiano.
È evidente che alla fede si abbini l'orgoglio di aver dato a Roma il primo Papa straniero dal '500. Me lo hanno confermato, anche se indirettamente, due ragazzi polacchi, coi quali ho discusso dell'atteggiamento nei confronti di Benedetto XVI, il nuovo Papa tedesco. L'accoglienza non è stata troppo entusiasta, al di là delle manifestazioni esteriori di accettazione e calore.
Probabilmente
il nazionalismo ha avuto una piccola parte anche nello scisma che ha portato,
nel 1906, alla fondazione della Chiesa Mariavita. La Chiesa Mariavita si fonda
sul Cattolicesimo, ma non accetta i dogmi introdotti dopo il settimo Concilio
Ecumenico, nel 1054, cioè da quando gli Ortodossi si separarono dai Cattolici.
Tra l'altro, i Mariaviti non credono nell'infallibilità del Papa, rimanendo
dunque sulle posizioni che la Chiesa Cattolica aveva prima del Concilio Vaticano
I, nel 1870. A prima vista, queste posizioni ricordano quelle del Vescovo
francese Lefebvre,
protagonista di un più recente scisma nella Chiesa Cattolica Francese.
Attualmente a Varsavia si contano circa 25.000 Mariaviti.
Argomenti scottanti

In molti alberghi si può trovare, in un cassetto, un volume che raccoglie il Nuovo Testamento. C'era anche nella mia camera. Così, non avendo più niente da leggere di sera (la TV polacca non mi ha dato alcun conforto; il problema è che le trasmissioni, chissà perché, sono tutte in polacco), ho tentato col Vangelo di Matteo in inglese. La versione che avevo in mano, di tradizione protestante, è scritta in una lingua desueta. Cionondimeno, la struttura della narrazione è tanto semplice, che quasi sempre si indovinano le parole che non si conoscono. Per le altre, avevo un piccolo vocabolario sul computer, che però è stato di scarsissimo aiuto.
Il Vangelo di Matteo fu scelto da Pasolini per il suo film sulla vita di Cristo. Si tratta di uno dei suoi lavori cinematografici di maggior successo, sia di critica che di pubblico. La scelta per Matteo fu motivata così: "Giovanni è troppo mistico; Marco troppo popolare, Luca troppo sentimentale". Il film è probabilmente abbastanza fedele al testo, ma Pasolini voleva soprattutto mettere in evidenza il carattere rivoluzionario di Cristo, un comunista ante litteram. Questo aspetto è davvero molto presente in Matteo, che si sofferma sia sui dettagli della predicazione sull'uguaglianza tra gli uomini, sia sull'insofferenza nei riguardi della classe sacerdotale dominante; ma non discuterò qui di queste cose.
La mia attenzione è stata attirata da qualche curioso effetto dovuto alla lettura in inglese. Si tratta in parte di questioni legate all'abitudine della nostra lezione latina, derivante dalla versione greca dell'originale in aramaico (presunto: l'originale aramaico di Matteo non è stato mai trovato).
In primo luogo il termine stesso Vangelo, che sperando di non sbagliare lego al greco ευάγγελον, "la buona novella", è reso come Gospel, cioè Parola di Dio: non è proprio la stesa cosa. Qualche altro piccolo dettaglio: Son of the men è piuttosto Figlio degli uomini che non Figlio dell'uomo; Holy Ghost fa pensare al Santo Fantasma o forse all'Anima Santa piuttosto che allo Spirito Santo; il peccato è trespass, cioè oltraggio, piuttosto che sin, il più ovvio e moderno termine inglese corrispondente. Ho riscontrato poi una differenza più sostanziale nella preghiera al Padre, che termina con "Tuo il Regno, Tua la Potenza e la Gloria nei Secoli". Nella versione che viene comunemente recitata dai Cattolici, questa frase è omessa. Non c'è nemmeno nella versione italiana di Matteo edita della CEI (la Conferenza Episcopale Italiana: credo che spetti alla CEI il compito di diffondere attraverso i canali editoriali la dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica Romana); è invece presente nella Liturgia della S. Messa.
La lettura mi ha portato alcune riflessioni che resteranno opinioni personali di un ostinatissimo non credente. Tra l'altro, non sono sicuro di conoscere qualcuno che abbia letto il Vangelo di Matteo e con cui io ne possa discutere. Circolano frequentemente in Italia le versioni riassunte o per ragazzi (ne ho per lo meno due copie diverse a casa, regalate ai miei figli da zia Maria), ma la consuetudine di leggere i Testi Sacri in versione integrale è meno diffusa nella religione Cattolica che nel Cristianesimo Protestante. I Cattolici frequentano maggiormente i singoli brani, come accade nelle Letture durante la Messa; ma così facendo perdono il contesto della narrazione. Infine, se invece di leggere The Gospel according to St. Matthew, avessi letto The Book of Revelation (L'Apocalisse di S. Giovanni, che fa parte del Nuovo Testamento), sarei stato proprio certo di non poterlo commentare con nessuno.
Aggiungo una nota finale. Mentre rivedevo i miei appunti, ho cercato conferma delle mie osservazioni nella versione ASV (American Standard Version: Versione Standard Americana) di Matteo, non disponendo più del testo che avevo tra le mani nella stanza di albergo. Ho notato, senza restare troppo sorpreso, che Son of men è, nella ASV, Son of man; Holy Ghost diventa Holy Spirit. Ancora di più, la frase finale del Pater è scomparsa. Evidentemente, la versione che avevo in albergo derivava da una lettura e da un'interpretazione protestante diversa. Tuttavia, la traduzione letterale di Young (la traduzione letterale del Vecchio e del Nuovo Testamento che cerca di essere fedele al testo originale senza apportare correzioni di carattere linguistico o teologico) riporta nel testo del Pater la frase mancante.
Questo discorso non porta a nessuna conclusione; i miei sono commenti da incompetente e non mi ero prefisso nessun obiettivo per questa piccola ricerca filologica. Tuttavia, non penso di essere stato eccessivamente puntiglioso; c'è stata, e c'è ancora, gente molto più puntigliosa di me. Ho ascoltato, dopo aver scritto queste pagine, un intervento di tono filologico letto a Radio Maria, emittente Cattolica italiana; vorrei commentarlo. Pur convinto dell'attualità dei temi, non pensavo potessero essere percepiti come popolari. Mi ha impressionato, ma non sorpreso, la profonda differenza di impostazione che resta tra loro e me. Io non faccio testo, ma nemmeno mi si può tacciare di superficialità: l'approccio laico al Vangelo, a fronte di milioni di pagine scritte dai teologi, è ancora insufficiente e ristretto al pubblico di addetti ai lavori. Da quelli che potrebbero sembrare dettagli, sono nate discussioni teologiche senza fine e vere guerre di religione. Ne è un esempio questo brano, che riporto fedelmente dalla versione italiana di Matteo edita dalla CEI:
[12, 46] Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. [12, 47] Qualcuno gli disse: "Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti". [12, 48] Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?"
C'è chi dice che i fratelli sono fratelli e chi dice, come i Cattolici, che Gesù non poteva avere fratelli, perché Maria era Vergine; dunque qui si deve leggere fratelli nel senso generico di familiari. Io osservo agnostico la disputa e concludo questo excursus con una domanda che butto lì, sperando che nessuno mi legga: se oggi Gesù rileggesse ciò che traduttori e interpreti gli hanno attribuito, sarebbe soddisfatto?
Mi perdonino i fedeli, non so come mitigare l'impostazione laica della questione; so bene che per i credenti il Vecchio ed il Nuovo Testamento contengono Verità Rivelate e, dunque, non è importante chi abbia materialmente messo penna su carta. In ogni caso, io mi riferisco soprattutto alle interpretazioni delle Scritture, che non sono univoche e dividono il mondo cristiano. Spero non mi si consideri eccessivamente religiously incorrect.
Il freddo dell'Europa continentale

Questo capitolo rischia di essere troppo serio. Lo concludo con un episodio leggero, che mi è realmente capitato (tutto ciò che si racconta in Varsavia è realmente accaduto, almeno nella mia fantasia) e del quale faccio un breve resoconto.
Ho preso un gelato ad un bar. I gelati confezionati qui sono tutti della Nestlé; Mariella non ne sarebbe contenta. La mia coppetta a caffé riporta, ahimé, il simbolo del Nescafé. Mi sono seduto ad un tavolino per consumare in tranquillità la merendina. Non era poi tanto male; ricordava la nostra Coppa del nonno (ahimé, anche la Coppa del nonno, con tutti i prodotti a marchio Motta, è della Nestlè: mi sorge il dubbio che anch'essa sia fatta col Nescafè!) Però era un po' troppo fredda e il cucchiaino di acciaio si piegava quando tentavo di affondarlo. Mentre aspettavo che si ammorbidisse, sono successe due cose.
La prima, è che mi sono ricordato che il termometro è stato inventato in Polonia. Daniel Gabriel Fahrenheit, nato a Danzica nel 1686, costruì nel 1709 il primo termometro ad alcol, e nel 1714 il primo termometro a mercurio; inventò anche la scala termometrica ancora in uso negli Stati Uniti, e così cara a Fantozzi.
La seconda, che un minuscolo insetto grigio ha iniziato a volare sulla coppetta. Probabilmente il freddo lo ha paralizzato; è cascato nel gelato e lì è rimasto.
Ho provato inutilmente a ritrovare il suo corpo ibernato; c'era poca luce ed era troppo piccolo. Allora ho ricominciato a mangiare, tentando di evitare la zona del disastro aereo. Ben presto ho capito che era fatica sprecata, perché non riconoscevo più il luogo dell'impatto. Che dovevo fare? Gettare via il gelato? Ho chiuso gli occhi per un secondo, per meditare. Quando li ho riaperti, ho buttato giù tutto. L'insettino non aveva alcun sapore.
Credo che nessuno piangerà la sua scomparsa prematura, né l'orribile
fine che gli è toccata: divorato dal mostro dei ghiacci.