Varsavia!


I pensieri di un moralizzatore



VI Capitolo


ACUSTICA

Il suono e i rumori


The sound of silence


Che sorpresa e che impressione ho provato, percorrendo una strada secondaria, parallela alla bella e centrale Nowy Swat, alle 6 di pomeriggio! Mi sono trovato all'improvviso immerso nel silenzio.

Le foglie che cadevano dagli alberi toccavano terra con un tonfo. Il dépliant che avevo in mano e che ho lasciato distrattamente scivolare ha provocato un boato.

È bastato girare l'angolo per tornare alla normalità, tra la gente che passeggiava sui marciapiedi, e non sentirmi più a disagio.



Notturno


Ho cercato dappertutto qualche oggetto che portasse l'immagine di Chopin. Mi ero convinto che una bella tazza da latte con la faccia del compositore polacco sarebbe stata il regalo ideale per Roberto, il menestrello di via Alluce. Per chi non lo sapesse, Via Alluce è a P., terribilmente vicina a Via Girino (dove ho dimora). In una sola occasione sono stato felice della prossimità: quando una sera ho dovuto riaccompagnare Roberto che aveva paura di tornare a casa da solo, perché aveva appena visto il film L'esorcista II.

Talvolta cercare regali a tema è davvero stupido. A Roberto, spero con vantaggio, è toccata una maglietta inneggiante alla Polonia; di Chopin, almeno sulle tazze, non ho trovato traccia. Eppure, è proprio qui che è nato e ha studiato; poi, come tanti Polacchi, è andato a cercare fortuna altrove, trovandola in Francia e trovando lì anche l'amore per George Sand. Una vita romantica e una morte, se è giusto dire così, ancor più romantica, di mal sottile, le mal du siècle.

Sulle tazze non c'era, ma alla fine ho trovato Chopin su alcuni poster pubblicitari: a fine settembre si celebrerà qui a Varsavia, come ogni anno, lo Chopin Festival. Io non ci sarò.



Chiacchiere letterarie e pettegolezzi cinematografici


Il sito internet www.Googlefight.com permette di fare un giochino che a volte dà risultati interessanti. Si digitano i nomi di due personaggi e il programma permette di valutare chi è più famoso, in base al numero di siti internet che a lui fanno riferimento. I risultati vanno presi con le molle, perché nei paesi occidentali più sviluppati si mettono in rete molte più pagine internet. Per esempio, George Washington batte Lenin 153 a 7. Si parla di milioni di pagine: ce n'è dunque per tutti i gusti.

Il combattimento che avevo in mente riguardava due grandi scrittori di romanzi storici: il Polacco Henryk Sienkiewicz da un lato e dall'altro, naturalmente, Alessandro Manzoni.

Dell'autore italiano sappiamo tutto, compreso il nome della mamma Giulia Beccaria e dei suoi amanti, tra i quali Giovanni Verri e Carlo Imbonati, quest'ultimo probabilmente il suo vero padre; ma certi non possiamo essere, perché Don Pietro Manzoni per ovvie ragioni non fece l'analisi del DNA. Alla madre, che è invece certa, i nostri più sentiti complimenti. Sappiamo anche delle mogli; ne sposò due, anche se una sola per volta: Enrichetta Blondel e Teresa Borri. Le mogli sono una cosa importante e averne due è segno di grande fede e di animo forte. Col cuore nello zucchero, il nostro ebbe modo di sperimentare con qual diverso afflato una consorte può rivolgersi alla suocera; dolce la prima, più normalmente pestifera la seconda.

Anche se lo abbiamo studiato con gioia e profitto negli anni di scuola, una rinfrescata su Manzoni fa sempre riscoprire dettagli dimenticati; come il fatto che gli Italiani studino i Promessi Sposi più o meno dal 1872 perché, dopo l'unificazione del Regno d'Italia, il religiosissimo Senatore Manzoni fu considerato uno dei padri morali della Nazione, per lo spirito patriottico che lo aveva sempre animato e che lo aveva portato pochi anni prima allo scontro con gli ambienti papalini per la questione di Roma Capitale. Insomma, Manzoni è nato popolare ed è divenuto impopolare per consunzione, dopo un secolo d'uso tra i banchi.

Del competitore polacco in Italia si parla meno. Sienkiewicz nacque a Wola Okrzejska, a 90 Km da Varsavia, nel 1846. Nel 1905 gli venne assegnato il Nobel per l'enorme successo riscosso dal romanzo Quo Vadis. Aveva però al suo attivo anche altri monumentali romanzi ambientati nella Polonia del '600, tutti basati su una meticolosa ricerca storiografica.

Per me, Quo Vadis è soprattutto il colossal diretto da Mervyn Le Roy nel 1951 con un cast di eccezione. Accanto a famosi divi di Hollywood, come Robert Taylor, Deborah Kerr, Peter Ustinov, comparivano due attrici italiane. La prima era Marina Berti, nata nel '24 e morta pochi anni fa, nel 2002. Dopo Quo Vadis aveva partecipato ad altri colossal, come Ben Hur, e a molti altri film storici. È stata Arete, moglie di Alcinoo e madre di Nausicaa, nella bellissima Odissea girata per la TV da Franco Rossi nel 1968. Suo figlio, Andrea Giordana, è un attore di successo. La seconda italiana aveva in Quo Vadis una porticina piccola piccola, ma si sarebbe fatta presto strada nel mondo del cinema. Si chiamava Sofia Villani Scicolone, in arte Sophia Loren. Donna Sofia ha portato il nome di Napoli in giro per il mondo ed io, suo umile concittadino, le sarò sempre grato per questo.

Non si potrà mai sapere se Sienkiewicz avrebbe apprezzato la versione cinematografica della sua opera; era morto da un pezzo quando il film uscì nelle sale. Siccome era molto meticoloso, forse alcuni anacronismi, estranei alla sua opera, lo avrebbero lasciato interdetto. Il Colosseo, scelto come teatro delle drammatiche esecuzioni dei Cristiani, non esisteva ancora; i soldati non giocavano a scacchi per passare il tempo. Il cinema americano di quegli anni non riusciva a curare questi dettagli neanche nelle più grandi produzioni e cadeva in errori che oggi ci fanno sorridere.

Non ho ancora detto del risultato della partita: Manzoni batte Sienkiewicz per 792.000 a 377.000.

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